Il mare, con tutta la carica simbolica di cui lo può connotare, è l’assoluto protagonista di un film mitico, Tabù (1931), ultimo film e testamento spirituale di Friedrich Wilhelm Murnau, nato da un progetto comune con il documentarista Robert Flaherty. Murnau desiderava fortemente andarsene a Hollywood e soprattutto liberarsi dalle sue norme eccessivamente vincolanti. Flaherty, documentarista, autore di film come Nanook of the North (1922), sembrava essere un partner ideale. Nel 1929 fondarono una casa di produzione che alla base aveva l’idea di girare almeno un film dei Mari del Sud o in qualche altra località esotica.
Il film è diviso in due parti : la prima si intitola Das Paradies (Il paradiso), la seconda Das verlorene Paradies (Il paradiso perduto).
Nell’isola di Bora Bora nei mari del Sud, Reri è scelta come vergine consacrata dunque tabù : ogni uomo che l’avvicina e la desidera rischia la morte. Reri, però, ama Matahi, e con lui si figugia in un’isola vicina, dove il giovane diventa il miglior pescatore di perle della zona. Il grande sacerdote Hituli ritrova e riconduce Reri a Bora Bora. Nel tentativo di raggiungere la barca a nuoto, Matahi annega.
All’atmosfera da favola dell’idillio sull’isola, segue un’atmosfera disperata in cui il destino finisce inesorabilmente per compiersi.
Sceneggiatura: F.W. Murnau, Robert J. Flaherty, Edgar G. Ulmer (non accreditato)
Fotografia: Floyd Crosby
Musica: Hugo Riesenfeld, W. Franke Harking (non acccreditato), Milan Roder (non accreditato)
Montaggio: Arthur A. Brooks (non accreditato)
Altri titoli: TABU : A STORY OF THE SOUTH SEAS, TABOU
Colore: Bianco & Nero
Produzione: MURNAU-FLAHERTY PRODUCTIONS
Distribuzione: PARAMOUNT